Intelligenza

Senza l'intelligenza non può esserci vita. Io la vedo così. Certo, l'intelligenza di un uomo è ordini di grandezza maggiore di quella di un'alga unicellulare ma si tratta di una differenza soltanto quantitativa non qualitativa. Altrimenti quale sarebbe il punto dell'evoluzione in cui l'intelligenza appare? L'intelligenza è una prerogativa soltanto umana? Oppure appare, improvvisamente, a un certo punto dell'evoluzione? E in questo caso dove? I primati? I cani? I topi? I polpi? Le amebe che sono in grado di uscire da un labirinto o di anticipare fenomeni ripetitivi? Insomma c'è una soglia dopo la quale appare magicamente l'intelligenza o, più sensatamente e  in modo evolutivamente più corretto, dobbiamo concepire l'intelligenza con qualcosa di connaturato con la vita? E ancora in caso contrario, dove dobbiamo collocare la soglia al di là della quale appare l'intelligenza? E' una soglia fissa o non è piuttosto di carattere culturale variabile con il tempo e con il luogo? Nell'Ottocento pochi pensavano che un animale potesse essere definito intelligente, oggi nessuno (o quasi) direbbe che una scimmia o un cane o anche un uccello non lo sono. Certo rimane la questione del cervello, ritenuto necessario per l'intelligenza sempre per quello stesso problema di antropocentrismo (o animalo-centrismo, mamma com'è brutto questo termine), che lega una funzione a un organo. Ma è davvero sempre necessario un cervello? [...] Di sicuro, non è necessario nelle piante.
Stefano Mancuso, Vegetale in A come Animale.Voci per un bestiario dei sentimenti
 

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