Vie oltre-umane

[...] non è azzardato parlare di un accesso postumanistico, ossia di un processo di superamento non solo del paradigma antropocentrico -e quindi di un'assolutezza etica ed epistemica degli apparati vocazionali dell'uomo- ma altresì di un'idea di umanità ben strutturata su un modello e definitiva nei suoi caratteri, ma soprattutto pervasiva. Secondo il modello postumanistico, è l'alterità a perfondere la struttura dell'uomo, il suo stile di vita, le sue prestazioni. E' attraverso l'ibridazione che si costruisce quel non-equilibrio culturale -l'apertura del sistema- che consente di portare in superficie le più autentiche prestazioni espressive dell'uomo. In altre parole, l'umanità trasuda di non-umano, si costruisce attraverso l'abbandono della solitudine e il piacere della connessione con l'altro, il diverso, capace di apportare nuovi stati di non equilibrio e di rafforzare perciò la pulsione coniugativa dell'uomo con il mondo.
[...] La soggettività inizia a giocarsi nella promiscuità ontologica, dove l'ibridazione e la contaminazione con realtà non-umane (animali o meccaniche) non rappresentano più minacce alla definizione identitaria, bensì divengono l'espressione più autentica della soggettività.
Roberto Marchesini
 

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