HHhH, Laurent Binet

Proprio quando volevo iniziare a scrivere questo post, mi sono imbattuta nella recensione di WuMing2, la quale sostanzialmente riporta in spizzichi quello che la mia mente aveva partorito durante la lettura del romanzo di Binet (ovviamente aggiungendovi molti altri elementi, altrimenti non si avrebbe a che fare con uno dei componenti dei MuMing). Quello che mi interessa mettere in luce di questo romanzo, anzi, come dice lo stesso Binet, infra-romanzo, è la presenza dell'autore sia nelle scene narrative che nei retroscena. Binet scrive delle sue ricerche che hanno portato a compimento la narrazione dell'operazione Antropoide messa in atto dalla resistenza ceca che aveva trovato rifugio in Inghilterra contro uno dei personaggi più controversi ed inquietanti del nazismo, Heydrich. Di conseguenza, la rappresentazione della verosimiglianza storica o della ricostruzione sono perennemente messe in discussione e relativizzate dalla voce del ricercatore, che, in quanto tale, non è mai certo delle sue acquisizioni e costantemente assetato di nuovi tasselli. Tasselli che possono rispecchiarsi inaspettatamente nella letteratura, nel cinema, non soltanto ed unicamente nelle fonti di prima mano, per così dire.
Ma la presenza di Binet non finisce qui. Prende posizione. Ci dice che la descrizione del funerale di Heydrich lo fa, letteralmente, vomitare e che in quel momento vorrebbe trovarsi accanto ai paracadutisti che hanno permesso l'attuarsi dell'attentato. E' un autore che ama mischiarsi con i personaggi, con le scene che descrive, e di confondere il suo presente, la vita e chi la attraversa, con il passato che legge ed immagina. Si ha come l'impressione di trovarsi di fronte ad una trasfigurazione temporale che non ha nulla di mistico, quanto di assolutamente ironico, cosa non facile parlando di fatti storici che hanno portato a carneficine, a ritorsioni, secondo la logica burocratica nazista, per la quale non importa la coerenza delle piste da seguire, quanto piuttosto che tali piste odorino di sangue da versare per soddisfare le ire distruttive e patologicamente letali dei suoi esponenti. Binet tutto ciò lo sa delineare con precisione, ma senza mai perdere un tono di leggerezza, cosa che forse è derivata dall'intera costruzione romanzesca, di tipo inconfondibilmente post-moderno. 

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