Fragole a mezzanotte - parte seconda

Un'altra delle stranezze di Sonia che non avevano motivato il costituirsi dell'amicizia con Diana. Fortunatamente, la testa di Sonia era occupata anche da un amore sconfinato per la lingua francese e per i trovatori provenzali oltre che dagli archetipi femminili offerti da pubblicità e mode. Almeno così Diana aveva creduto fino ad allora. Sonia riemerse dal bagno scivolando scalza sul linoleum. Mise sbrigativamente il cestino con le fragole appena lavate su un tavolino basso vicino all'armadio e lo spostò a metà strada tra i due letti. "Se vuoi, le fragole sono lì" e, mentre diceva questo si infilò una sottoveste semitrasparente con una graziosa fantasia fiorita e si sdraiò, con tutte le membra abbandonate, sul suo giaciglio.
Diana si alzò timidamente dal suo letto e prese una manciata di fragole. "Aspetta Diana." fece Sonia, e le porse delle salviettine che aveva in valigia. "Ti va di chiacchierare un po' mentre mangiamo le fragole?" Diana assentì con un cenno del capo "Sai, mi sono sempre chiesta perché tu non parli mai di certi argomenti." sentenziò, mentre sprimacciava il cuscino e se lo poneva sotto la schiena "Prima di conoscerti meglio, girava voce che fossi strana..." Diana deglutì a fatica quello che restava della sua prima fragola. Sonia affondò pigramente una mano nel cestino, ne trasse fuori una grossa fragola e cominciò a toglierne le foglie usando l'unghia del pollice destro. Ad ogni piccolo taglio ricurvo, la frase, lasciata a metà, si riempiva di nuovi dettagli "...alcuni pensavano che soffrissi di una qualche sindrome socialmente debilitante, non autismo perché sarebbe estrema come cosa, ma qualcosa di simile... Altri" e i semi della fragola scricchiolarono al contatto con la bocca sottile di Sonia "ritenevano che fossi una specie di suora laica." Gli occhi di Diana si dilatarono e le tempie cominciarono a pulsarle. "Buone queste fragole, no?" Diana annuì come in trance "Un'altra ipotesi, molto audace, così come maliziosa, era che ti piacessero le ragazze." Le guance di Diana avvamparono violentemente. "Ahahahah, ma te l'immagini?! Tu, con questo pigiama coi panda dei cartoni, lesbica?! Senza offesa, ma io non riesco proprio ad associarti a nulla di trasgressivo." Diana pensò alle facce delle povere e bistrattate lesbiche se avessero sentito un simile e ritrito cliché.
"Ma dimmi..." e la mano sottile di Sonia si protese di nuovo verso le fragole "Sei mai stata con una ragazzo?" Diana non riuscì ad aprir bocca. Parlare in quel momento sarebbe stato come sollevare un macigno pesantissimo. "Ah, lo immaginavo. C'è qualcosa in te che mi fa dire che non hai mai rischiato molto nella vita. Una strana combinazione di ragazza tutta casa e studio, eh? E' proprio strano, essendo atea dichiarata, che tu abbia questi scrupoli da scolaretta... Guarda che non è mica sbagliato! E' la cosa più naturale del mondo." Diana scorse la bocca della compagna, completamente macchiata dal succo rosso delle fragole. Le parve una fiera da inferno dantesco assetata di sangue, in completo contrasto con quella biancheria così leziosa. Ma questa fantasia non le strappò un sorriso. Tutto quello che le stava dicendo Sonia la faceva raggelare.
"Hai presente Enrico?" il cuore di Diana smise per un istante di battere "Quello che frequentava con noi il corso di elementi di filologia romanza." Diana annuì controvoglia. Certo che aveva presente Enrico. Lo conosceva dai tempi delle elementari, quando giocavano con gli altri bambini del vicinato in cortile. Sapevano entrambi arrampicarsi con maestria sugli alberi e rincorrere le lucertole. Poi erano cresciuti, e le loro strade di erano separate. "Non so perché mi fossi incapricciata di lui. In fondo, non è uno dei ragazzi più attraenti della facoltà. Con quel visetto smunto, gli occhiali dalla montatura pesante. Però ero curiosa di sapere che effetto facesse stare nelle sue braccia. Non te l'ho mai raccontato perché pensavo che tu non ti interessi di queste cose..." 
La mente di Diana andò a quel giorno in cui incontrò Enrico per le scale, mentre stava tornando a casa da lezione, trafelata. Le sorrise con calore, con franchezza. Da sotto le lenti, i suoi occhi verdi scintillavano di luce. "E' stato abbastanza facile. Un gioco furtivo di sguardi promettenti a lezione, il bisogno di appunti per quei giorni in cui avevo la sovrapposizione con retorica ed i giochi si dipanarono da sé. Un giorno in cui tu eri ammalata, mi chiese di uscire per un caffè. Accettai facendo la finta tonta. Era così goffo ed imbranato! Tutto questo mi faceva divertire un sacco! Ahahahahah" Diana contrasse i muscoli delle guance per contrastare un moto violento di nausea. "Dopo il caffè, lo convinsi a fare una passeggiata nel parco. Ci sedemmo su una panchina. Mi feci sempre più vicina e cominciai a baciarlo. Era evidente che non aveva mai baciato una ragazza in vita sua. Questi secchioni...!" Le fragole si spappolarono nelle mani di Diana, che serrò con rabbia i pugni. "Ma, come tutti i maschi, non aspettava altro. Decisi allora di spingere la cosa un po' più in là. Le mie coinquiline non erano in casa quel pomeriggio. Lui aveva su quella faccia tipica da pesce lesso, non stava capendo molto di quello che stava accadendo. Facemmo l'amore." 
Quel ricordo di Enrico sorridente cominciò ad accartocciarsi e a frantumarsi in mille pezzi. "Niente di straordinario, in realtà. La seccatura è che poi lui si innamorò di me. Povero illuso! Per un po' ne approfittai, dato che prendeva appunti eccezionali, ma poi mi stufai di questi giochetti e lo scaricai." Diana si sorprese in lacrime. "Ma che hai? Non dirmi che avevi una cotta per quell'imbranato... Mi dispiace, Diana, se è così. Ma con te è così difficile capire cosa vuoi, con quel tuo vivere in un mondo tutto tuo. Saresti persino carina, se non ti comportassi in un modo così infantile. Ma per Enrico non crucciarti. Puoi trovarne di meglio, la vita continua. Anzi, perché non usciamo stasera? Magari la finirai, finalmente, con queste arie da santerellina stramboide. Buone queste fragole, comunque."
Quella sera Diana uscì. Prese il treno del ritorno, senza voltarsi mai. Le mani ancora macchiate di fragole.

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