Mal da sfera di cristallo

Ormai la funzionalità manuale e corporea comprende anche lo sfiorare del pollice sullo schermo piatto ed invitante dello smartphone. Per la prima volta, per le cose quotidiane si può fare a meno del portatile e del computer fisso: le informazioni che desideri, i buchi neri della memoria, tutto può trovare immediata risposta e senza che la schiena ne patisca le conseguenze.

Io invece vedo tanti pesci che per metà galleggiano e per l'altra metà annaspano fuori dall'aquario. Con ritmi sincopati e quasi ossessivi nel loro ripetersi, come i tergicristalli delle automobili, la loro mente boccheggia in cerca di un conforto. Come chi una volta andava (e credo, per quanto i recessi del mio cervello non riescano a capacitarsene) dalla cartomante, la quale sfregava la sfera di cristallo per tacere le paure più recondite del suo cliente. Stavolta la veggente è cassa-integrata, il processo si è accorciato in un valzer tra il palmo della mano del possessore di cellulare e di altrettante ansie. In realtà la ricerca, infinita, incontentabile, insaziabile, non conduce mai ad una qualsiasi forma di soddisfazione, quanto ad un maggior scoramento, ad una maggiore sete di 'giustizia'. Chi si sente solo, si sentirà ulteriormente più solo, e così via.

Fermate questa carrozza inarrestabile. Voglio scendere a vomitare il mio smarrimento.


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