Repressa o semplicemente pensante?

Sarà perché la mia filosofia identitaria di genere può tradursi come uno sposalizio tra un puritanesimo molto vittoriano ed un feroce femminismo, però ci sono momenti in cui, pur condividendo in astratto certi ideali, non posso fare a meno di, metaforicamente ed interiormente, scuotere la testa di fronte a certi fenomeni culturali e manifestazioni sociali. Tra un cambio di treno e l'altro, ieri pensavo al caso delle Suicide Girls, termine molto infelice e, difatti, contestatissimo, per quanto 'elevato' da una citazione dell'opera di Palahniuk. Teoricamente, questo sito avrebbe lo scopo di promuovere una femminilità/sessualità femminile non condizionata dai canoni maschilisti vigenti, proponendo un'estetica 'alternativa' che spazia dal punk all'indie. Resta ambiguo il rapporto con il mondo della pornografia: i fondatori si erano prefissi lo scopo 'di vedere belle ragazze punk' e difatti viene usufruito come un sito softcore, con tanto di iscrizione a pagamento e creazione di una comunità virtuale. I dati direbbero che la maggioranza degli utenti sarebbero ragazze e donne, della qual cosa mi permetto di dubitarne fortemente, date le pagine di fan ad alta concentrazione maschile che si possono trovare al di fuori del sito vero e proprio.
Per curiosità, ho visitato la pagina del sito e le immagini delle suicide girls presenti su google immagini. Non mi sembra ci sia nulla di femminilità alternativa. Da una parte, se si togliessero i quintali di piercing e tatuaggi alle partecipanti, non resterebbe che l'ennesima bellona che incarna perfettamente i canoni estetici occidentali, dall'altra, il modello 'alternativo' della ragazza punk tatuata, con capelli colorati, ecc. è da tempo al centro delle fantasie erotiche maschili, per cui, veramente, mi chiedo cosa ci sia di diverso dal resto della pornografia esistente. E, soprattutto, perché promuovere la cosa come se si trattasse di 'arte' (stesso dicasi per il burlesque) e, quindi, di un qualcosa intellettualmente concepito e consumato all'interno di una cerchia di 'eletti'. A me sembra, invece, che si riproponga la stessa, tristissima, zuppa: combattere le armi maschili rispondendo sulla stessa linea, invece di crearne di proprie... Mi riesce abbastanza facile il collegamento con movimenti femministi come quello delle FEMEN, che, per propagare un'ideale di equità di genere e di emancipazione femminile, sono disposte a mostrare i propri seni al mondo intero con la giustificazione che, appunto, il mondo in cui ci troviamo è quello maschile, quindi per attirare l'attenzione su certe tematiche bisogna imbracciare l'arma dell'erotismo. Certo, SuicideGirls e FEMEN sono due fenomeni diversi per intenti. Quanto ai mezzi, tuttavia, mi sembra costituiscano due facce della stessa medaglia, ovvero il presentarsi, l'offrirsi all'occhio maschile eterosessuale in quanto piacevoli oggetti estetici-erotici.
Tutto questo mi pare, oltre che desolante e cinico, in quanto non si provano sistemi alternativi, ci si arrende e si scende a patti con 'ciò che piace', anche deleterio, dato che non si fa altro che alimentare la cultura voyeuristica maschile per poi rischiare di smarrire lungo il cammino ciò che davvero conterebbe. Cosa che comprende anche l'accusa di essere delle bacchettone e delle represse (con tutto quello che tale aggettivo consegue), unicamente perché si crede che il corpo femminile non debba divenire il portavoce dei diritti e delle libertà individuali in quanto il concetto di persona lo trascende e ne resta clamorosamente impoverito se ristretto unicamente all'interno della categoria corporale.
Non credo proprio che combattere l'occhio maschile e la sua violenza coincida con l'offrigli la preda su un vassoio d'argento.

Suicide Girl stranamente pudica

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