Memoria

1. (psicol.) Funzione generale della mente, consistente nel far rinascere l'esperienza passata, che attraversa le quattro fasi di memorizzazione, ritenzione, richiamo, riconoscimento. 2. Rappresentazione, immagine e sim. di q.c. che sta e si conserva nella mente. 3. Ricordo o presenza ideale che una persona lascia di sé. 4. Cosa che ridesta il ricordo e lo fa rivivere nell'animo, nel pensiero. 5. Chi o ciò che è degno di essere ricordato. 6. Opera autobiografica rievocante avvenimenti visti o vissuti. 7. Appunto, nota. 8. Atto scritto in cui le parti del processo espongono o integrano le proprie ragioni o istanze. 9. Mente che apprende e giudica. 10. Il capo, come sede delle attività mnemoniche. 11. Organo meccanico, elettrico o elettronico, il quale fa sì che una macchina esegua automaticamente un ciclo predeterminato. 12. Nei sistemi elettronici per l'elaborazione dei dati, ogni dispositivo o supporto capace di registrare informazioni e di conservarle per un certo periodo di tempo, e che permetta di ritrovare e di usare tali informazioni quando necessario. 13. (biol.) persistenza e trasmissibilità dei caratteri di una popolazione da una generazione a quelle successive.

Il filo rosso che collega le voci del dizionario riguardante il termine memoria, spesso ingiustamente abusato, è il concetto di trasmissione, in primis. Lascia perplessi la deriva biologista del punto 13, in un periodo storico in cui si sta cercando di mettere a memoria (e quindi ri-portare, ri-vivere) che tipo di conseguenze immani possa avere il concetto di trasmissibilità/persistenza genetica.
Io credo che si debba arrivare alla quarta fase, quella del riconoscimento. Troppe volte assistiamo ad una banalizzazione della memoria e della giornata ad essa dedicata, con un cascame di perbenismo e di buonismo che sono fin troppo deleteri per una memoria che deve essere costantemente allenata, richiamata, risvegliata. Il rischio della maratona sui film dell'Olocausto, concentrati tutti in queste 24 ore, di testimonianze che dovrebbe essere recepite quotidianamente e non soltanto il 27 Gennaio è quello di riporre nel cassetto gli orrori e le atrocità passate, lasciarle infeltrire come gli addobbi natalizi o come le decorazioni pasquali, e portarli alla luce solo in modo meccanico per la ricorrenza. Certo, DEVE e sottolineo DEVE esserci una ritualizzazione sulla commemorazione della Shoah e dello sterminio di altri tipi di socialità scomode alla dittatura nazi-fascista, ma dovrebbe essere gestita diversamente da quanto si stia facendo ora. Il cappotto deve essere rosso vivido. Sempre.


Commenti

Post più popolari