Il Mediterraneo nel tinello

Quell'odore di familiarità che conservano tutti i tinelli. O, almeno, i tinelli mediterranei. Non entro nel merito degli altri, semplicemente mi è ben chiara la natura di quelli mediterranei perché ci ho vissuto a lungo, la parte più formativa della vita che si è insinuata nei tinelli, adagiata sulle sedie con un libro da leggere ma un orecchio perennemente pronto a captare le confidenze, spesso e volentieri femminili.
Un odore che sa di tazze di tè appena versate, di arance appena tagliate o sbucciate. Un odore che sa di tepore.
Il tinello di casa. Il tinello delle nonne. L'astuccio che, con il suo esercito di biro cancellabili e di matite colorate, cerca di ingaggiare una lotta impari con taglieri, farina, uova, mani sapienti. Mani che, prima di quell'istante, si trovavano al mercato a tastare i cartocci di frutta e di verdura, a pagare e riordinare i resti nel portamonete. Mani che ora, mezze infarinate, gesticolano od impugnano il tuo quaderno dei compiti, sia per curiosare che per aiutarti. 
Poi, ai regoli, righelli, gomme, sussidiari si sostituiscono lentamente il dizionario di latino, la tavola periodica degli elementi, per poi finire al computer portatile e ai paper da creare sulla base di dati più o meno empirici, o al romanzo di piacere nei sonnacchiosi giorni di festa.
Ma quel tepore, di intingoli serali preparati già nel silenzio ovattato del primo pomeriggio, di date importanti e bollette da pagare segnate con mano incerta sul calendario, di medicine di diverso assortimento da prendere giorno per giorno, ti rimane addosso, ti invade i pori della pelle e le fibre dei tessuti che stai indossando, il fusto dei tuoi capelli appena lavati. Così forte è l'odore, che desidereresti che non andasse più via e che, nell'istante in cui ti rendi conto di averlo perso, cerchi di ricostruirlo, in solitudine. Non devono mancare libri da consultare ed un bicchiere di tè da sorseggiare.
"Il tè deve essere visto, non soltanto assaggiato. Devi sapere ciò che stai bevendo, per questo lo bevo solo in bicchieri di vetro.", le parole di una ragazza iraniana che ricreava un'atmosfera da tinello con i suoi cassetti pieni di zafferano, una ciotola di riso sulla scrivania e la luce azzurrina del monitor del computer che saltellava di qua e di là.
Parole che rimangono scolpite nella memoria, seppur rimaneggiate dall'abitudine. Parole che collegano altrovi molto distanti ma con un tinello a renderli vicini.

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