Il portaborse, Diretto da Daniele Lucchetti, Colore, 90 minuti, Sacher Film, 1991

E' un film che fa avvicinare all'insana e morbosa sete di potere nell'ambiente della politica con il contagocce, con iniezioni prima leggere e poi sempre più letali, con strangolamento finale. Tratta di come un insegnante di lettere in un liceo venga avvolto in queste reti familistiche e clientelari, dapprima sentite come un interessante gioco d'intelligenza e di eloquenza fine a sé stesso: la politica per la politica, mosse di scacchi dalle quali poter trarre benefici per il paese, per i cittadini. A poco, a poco, il professore (Silvio Orlando) si rende conto di  trovarsi in un mondo più grande di quello che crede di abitare, un mondo che per unico scopo ha il culto della personalità dell'onorevole Cesare Botero (un inedito Nanni Moretti che smette i panni del nevrotico intellettuale per indossare quelli di un uomo senza alcun scrupolo; si ripeterà poi ne Il Caimano), della sua famiglia apparentemente perfetta, dei suoi lussi e dei suoi egoismi più biechi. La svolta nel prof. Luciano Sandulli è constatare come i collaboratori più fidati di Botero o più, se così si può dire, 'innocenti', come la giovane e delicata Julienne, spinta sull'orlo del suicidio in quanto vittima di un amante padrone, o l'anziano Sebastiano Tramonti, prima suo mentore politico, poi scrittore dei suoi discorsi politici, al tramonto della sua attività e rimpiazzato da Luciano, oltre che costretto in un'attività, commissario straordinario delle aziende chimiche, per la quale non ha alcuna capacità né interesse, vengano smessi come panni sporchi o come ingranaggi non più funzionanti.
In questa scena è evidente la riduzione di essere umani e pensanti in marionette al servizio dei capricci egocentrici del 'capo', la cui volontà si esprime in ricatti materiali, in vitalizi e benefici dalla doppia lama: l'illusoria sensazione di essere parte di una famiglia e la consapevolezza di come questo calore possa tramutarsi in un attimo in veleno ed artigli.
Nella consapevolezza dell'assoluto nichilismo che viene mascherato da strategie politiche apparentemente disinteressate, Luciano, ormai sconfortato e deluso dall'ingiusto ruolo che la correttezza ricopre in tutto questo, perde la dimensione del giusto e dello sbagliato e decide, in un gesto autolesionistico e distruttivo, di consegnare i titoli del tema della maturità alla sua classe.

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