Il grande cordone ombelicale

Un sibilo tra le scapole. Una sensazione di svuotamento e di malcelati rabbia e nichilismo che si avvinghiano nelle viscere. L'infinita ed irrisolta querelle sul bisogno o meno d'amare dell'essere umano ivi somatizzato.
Questi continui siti di appuntamenti, di felicità fast food ed usa e getta. Metto la mia foto per ricevere conferme, per zittire quell'urlo interno di solitudine, per ammansire quel tribunale che quotidianamente apre e toglie le sedute nella propria mente. Lo stesso principio di Facebook ma interamente tagliato, come facce di un diamante per il quale provare pietà, nell'unica direzione dei sogni e dei risentimenti generati o riguardanti la sfera amorosa. Intere sedute psicoanalitiche, lacrime spese, 'dirai almeno per 50 volte ti amo e finirai 300 volte da qualche dottore e prenderai 60.000 piccole pilloline e poi farai prenderle anche tu' come declamano con energia rabbiosa i Marta Sui Tubi, romanzi, canzoni, film che attingono significato da quest'incomprensibile cortocircuito mentale che è anche detto amore.
E' sorprendente constatare la straordinaria elasticità ed assertività umana nel suo rapportarsi all'amore. Ci sono periodi di inaudita convinzione di far parte delle cerchie degli asessuali e degli anaffettivi, per poi farsi travolgere da infiniti dubbi e conseguenti vergogne per aver scomodato chi ha invece una chiara percezione identitaria o un indice indubitabile di sofferenza personale, rubando a tradimento i loro valori. Altri in cui l'approvazione altrui, l'attestazione della propria capacità di abbandonarsi e di affidarsi hanno la meglio, per poi ritornare, in un cerchio vizioso e soffocante, nella paura di amare e nella sofferenza che ha prodotto tale terrore.
Vedere una coppia, la sua biografia, poi, non è di grande aiuto nel fare chiarezza in tutto questo. Coppie dove l'inerzia detta legge e lo status quo o, per meglio dire, un posto al sole dove stare tranquilli è più importante di una reale comunione di idee e di sentimenti. Unioni che si screpolano dopo anni per motivi banali e che al tempo stesso rivelano l'esile impalcatura sul quale è stato costruito il proprio progetto di vita. Gelosie e variegati egoismi si intervallano a momenti autodistruttivi e masochistici (il che non è poi molto diverso). Accuse reciproche di amare troppo o troppo poco, di essere al di sotto o al di sopra delle aspettative del compagno di sentimenti.
L'altra faccia della medaglia sono, appunto, i sentimenti stessi. L'abbandonare il proprio respiro e farne dono all'altro, come se fosse una valvola della quale solo lui conosce gli ingranaggi per azionarla. Chirurgia del cuore. Battiti di farfalla e un intenso bisogno di regressione per estirpare le proprie difese e mostrarsi inermi e bisognosi e, proprio per questo, follemente felici di ammettere di aver bisogno di tuffarsi nuovamente nel liquido amniotico. Ma è un buco che non può essere colmato o, al massimo, viene tappato per una sola percentuale che non corrisponde mai alla totalità. E questo perché c'è l'altro, al di là del cordone ombelicale, anche lui febbricitante e impegnato nello sforzo di tirare quello stesso cordone, di bagnarsi in quello stesso rassicurante liquido amniotico. Si sa, la convivenza è un aspetto della società umana che viene raramente omaggiato.
Certo, ci sono anche coppie soddisfatte in tutto questo. Ma, e forse qui potrei essere in errore, sono ferme, impantanate nella banalità del quieto vivere. Persone che prima avevano aspirazioni e sogni che rinunciano ad essi e mostrano comunque felicità per essersi, metaforicamente, adagiati sul divano della loro relazione. Universi che prevedono un solo orizzonte, quello del conformismo culturale che ha elaborato certe etichette, rituali e testi sacri del romanticismo (del tipo: 'Non telefonargli mai dopo il primo appuntamento/Fatti desiderare/Prendilo per la gola/Cosa indosserai?/Non saltare anniversari con lei, mi raccomando, ecc.). 
Discorsi da parrucchiera che mascherano in realtà quella lotta senza esclusione di colpi per cordoni ombelicali e liquidi amniotici troppo a lungo rimpianti.

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