Volgare

[dallo Zingarelli 1996] A agg. 1 (raro) Del volgo, detto spec. di forme linguistiche in uso presso gli strati meno colti di un popolo: pregiudizio v.; superstizioni volgari; lingua, parlata volgari | Latino v., quello parlato dal popolo, spec. in contrapposizione alla lingua letteraria degli scrittori | Nome v., popolare, corrente: conosco solo il nome v. di questo fiore. 2 (fig., spreg.) Che è comune, corrente, privo di ogni qualità o caratteristica atta a distinguerlo dalla massa: una v. imitazione dell'antico; sei un v. bugiardo; è un v. mascalzone. 3 (fig., spreg.) che è assolutamente privo di finezza, distinzione, signorilità, garbo e sim.: bellezza v.; donna vistosa e v.; parole, espressioni volgari; gesto, atteggiamento v. SIN. Triviale. CONTR. Fine. 4 Che è noto a tutti || volgarmente, volgaremente, avv. 1 Comunemente: l'adianto si chiama volgarmente capelvenere. 2 (raro) Proverbialmente: come volgarmente si dice, chi sta bene non si muove. 3 In modo volgare: parlare, esprimersi volgarmente. B s.m. 1 Lingua parlata dal popolo, spec. con riferimento al periodo in cui ebbero origine le lingue neolatine, in contrapposizione al latino considerato come la lingua colta e letteraria per eccellenza: il v. italiano; i volgari francesi | Dire una cosa in buon v., (fig.) parlando chiaramente, senza mezzi termini 2 Parola, discorso | Proverbio. 3 (spec. al pl.) Gente del volgo, del popolo. 4 Testo italiano da tradurre in latino. 5 Fama, voce || volgarone, accr. | volgarotto, accr., spreg. | volgaruccio, dim., spreg.

Sono arcistufa della volgarità, ovunque e comunque. Ho scartato definitivamente Absurdistan
di Gary Shteyngart, anche se nella prima aletta si trova scritto ciò:
Definito dal «New York Times» uno dei dieci migliori libri del 2006, Absurdistan è una satira irriverente dell'universo postsovietico -con i suoi vizi, col suo capitalismo rampante e malavitoso -e della venerazione dell'american way of life; ma è anche lo spassoso ritratto di un picaro del Duemila, in bilico tra umanità e follia, nato dalla penna di uno dei più acclamati nuovi scrittori americani.
Non ci ho visto nulla di spassoso in un obeso adolescente americano di origine ebraico-russa che si masturba come se nulla fosse in casa, con il padre che rientra, lo vede e gli dice «Metti via quel coso», che viene chiamato "amorevolmente" dal ragazzo chuj circonciso. Tutto ciò rientra nella mia categoria mentale di stucchevole, piuttosto.
Eppure si può parlare di argomenti genitali o simili senza dover necessariamente scendere nella volgarità. Prendiamo il primo saggio che apre la raccolta Considera l'aragosta
del defunto David Foster Wallace, incentrato sull'industria dei film porno negli Stati Uniti. Per quanto l'autore ripeta le parole ed i contenuti volgari dei discorsi degli attori, registi e distributori di film porno alle rassegne (prima di leggere questo saggio, non sapevo nemmeno della loro esistenza) dei film pornografici americani, quello che ne risulta è un'inchiesta sociologica, per quanto dissacrante ed ironica, con tutti i crismi, le perplessità e gli sguardi interrogativi del caso. Un fattore che incita a continuare la lettura del suddetto libro, invece di metterlo in un canto ad impolverarsi nel lasso di attesa che precede la sua restituzione in biblioteca.
Un esempio cinematografico è il delizioso e britannico film Hysteria, dove il primo vibratore femminile è un pretesto per indagare sotto le gonne della società inglese alla fine dell'epoca vittoriana, con i suoi falsi puritanesimi ed ottuse rigidità morali.
Il vibratore rimane sullo sfondo per mettere in evidenza allo spettatore le lotte di donne che vorrebbero pensare con la propria testa ed agire con il proprio cuore. Con isteria o meno e senza strumentalizzare, come invece in molta stantia arte contemporanea e vicissitudini politiche di oggi accade, la propria vagina.

Commenti

Post più popolari