Terrore politico (2-08-2010)


Quell'orologio fermo alle 10.25. Fermo dall'esplosione del 2 agosto, quasi come un sopravvissuto che ha perso per sempre la spontaneità irriflessiva del presente per vivere eternamente nel ricordo, e per divenire, tramite lo stesso, un monito, un urlo, un risveglio di soprassalto ghiacciato ed ipostatizzato. E' come se quell'orologio fosse uno spartiacque temporale tra la Bologna prima della strage e quella dopo la strage, un ceppo di confine tra due diverse percezioni del tempo e dello spazio.
Questo spiegherebbe tanti perchè... Perchè i miei genitori, a stazione ricostruita, abbiano sempre esitato a passare da quelle parti, e perchè anche oggi legga nel loro sguardo un latente stato di apprensione quando devo prendere il treno. I miei genitori non erano a Bologna quel giorno. Non oso immaginare chi ha vissuto direttamente quella tragedia, chi è rimasto sotto le macerie per ore, o chi ha aiutato a districare i corpi offesi da quei muri che, un attimo prima, proteggevano i viaggiatori dal sole cocente. Come un nostro carissimo amico di famiglia, che si è apprestato a soccorrere i feriti con la sola forza della solidarietà e delle mani. Non ne abbiamo mai parlato, ma cosa prova quando vengono riproposti i filmati della strage di Bologna, ma anche di altre, come quella di Madrid?
Stamattina, dilungandomi dopo la manifestazione, ho osservato i parenti delle vittime lì presenti. Vite spezzate con violenza, ferite che si riaprono dolorosamente ogni volta che la vita, impietosamente, riporta al ricordo di quel giorno. Che sforzo immane starà facendo quella gentile signora intervistata da una giovane giornalista dalla scrittura sincopata? Un dolore rinnovato altruisticamente per gli altri, per quelli che non erano ancora nati e per quelli che troppo spesso dimenticano le pagine nere della storia. Esco dalla stazione soffermandomi con lo sguardo su un timido signore, anch'egli parente delle vittime, che guarda la fila dei treni fermo sulla banchina. Ne percorro il campo visuale.
Cosa significa per me quel giorno, che ero solo un'idea dei miei genitori? Il terrore è come il ricordo: si trasmette di generazione in generazione. Ripercorro mentalmente gli scorsi 2 agosto della mia esistenza. Quel 2 agosto in cui, alle prime armi con l'alfabeto, mi fu raccontato che gli autobus quel giorno fecero le veci delle ambulanze, troppo scarse per poter tamponare quell'immane, vergognosa striscia di sangue. Per anni trattai gli autobus come cimiteri semoventi: la mia immaginazione infantile mi faceva quasi materializzare i lenzuoli, le macchie di sangue, le urla di dolore. Quel 2 agosto in cui politici astorici e arrivisti calpestavano il rispetto dei morti con revisioni oscurantiste e venivano annegati in un mare di fischi di giusta riprovazione. Tutti i 2 agosto che rivivono in me ogni volta che alzo lo sguardo a quell'orologio e vengo colta da un senso di panico. Perchè è questo lo scopo del terrore politico: togliere la sicurezza delle cose scontate, come prendere un treno per andare a trovare un amico. Mettere in ginocchio la gente e farle credere che l'unica scorciatoia per non essere annullati è quella di eleggere persone che, in cambio di una non ben precisata sicurezza, ottengono il silenzio della critica, della libertà di pensiero.
Ecco il perchè di moniti congelati, ecco il perchè di orologi senza vita.

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