Il viaggio
"Lo schema è la bozza di uno statuto della vita, se è vero che
l'esistenza è un viaggio, come si suol dire, e che passiamo sulla terra come
ospiti.
Certo, nel mondo amministrato e organizzato su scala planetaria l'avventura
e il mistero del viaggio sembrano finiti; già i viaggiatori di Baudelaire,
partiti alla ricerca dell'inaudito e pronti a naufragare in questa sortita,
trovano nell'ignoto, nonostante ogni disastro imprevisto, lo stesso tedio
lasciato a casa. Muoversi, comunque, è meglio che niente: si guarda dal
finestrino del treno che precipita nel paesaggio, si offre il viso a un pò di
fresco che scende dagli alberi sul viale, mescolandosi alla gente, e qualcosa
scorre e passa attraverso il corpo, l'aria si infila nei vestiti, l'io si
dilata e si contrae come una medusa, un pò di inchiostro trabocca dalla
boccetta e si diluisce in un mare color inchiostro. Ma questo blando
allenamento dei nessi, che sostituisce l'uniforme con un pigiama, è l'ora di
ricreazione nel programma scolastico, più che la promessa del grande
dissolvimento, del folle volo in cui si varca il confine. [...] Ma rimane, per
fortuna, l'avventura della classificazione e del diagramma, la soluzione
metodologica [...].
[...]
E' confortevole che il viaggio abbia un'architettura e che sia possibile
portarvi qualche pietra, sebbene il viaggiatore sembri non tanto uno che
costruisce paesaggi- ufficio del sedentario- quanto uno che li smonta e li
disfa, come il barone von R. di cui parla Hoffman, che girava per il mondo
facendo collezioni di panorami e, quando lo riteneva necessario per godere o
per creare un bel colpo d'occhio, faceva segare alberi, sfrondare rami,
spianare le gibbosità del terreno, abbattere interi boschi o demolire fattorie,
se ostacolavano una visuale. Ma anche la distruzione è un'architettura, una
decostruzione che segue regole e calcoli, un'arte di scomporre e ricomporre
ossia di creare un altro ordine: quando una parete di fogliame cadeva
d'improvviso, spalancando una veduta sui ruderi d'un castello lontano nella luce
del tramonto, il barone von R. si fermava alcuni minuti a contemplare lo
spettacolo che egli stesso aveva messo in scena e poi ripartiva in fretta, per
non tornare mai più.
Ogni esperienza è il risultato di un tenace metodo, [...]. E' nelle
classificazioni che la vita rivela il suo struggente balenìo, nei protocolli
che cercano di catalogarla e ne pongono in tal modo in evidenza l'irriducibile
residuo di mistero e d'incanto.[...]
Fra un viaggio e l'altro, tornati a casa, si cerca di stendere le gonfie
cartelle di appunti sulla piana superficiale della carta, di trasferire plichi,
bloc-notes. dépliants e cataloghi su fogli battuti a macchina. Letteratura come
trasloco; qualcosa, come in ogni trasloco, va perso e qualcosa salta fuori da
ripostigli dimenticati. Davvero quasi andiamo come orfani, dice Hölderin nella
poesia "Alle sorgenti del Danubio"- il fiume scorre e scintilla nel
sole come il fluire della vita, ma il senso che riluce è un'illusione ottica
dello sguardo abbagliato che vede inesistenti macchie luminose sul muro,
splendore al neon del dileguare, seduzione dell'apparenza, copertine
illustrate." Claudio Magris, "Danubio"
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