Fallimento

(dal dizionario Zingarelli 1996) [da fallire] s.m. Atto, effetto del fallire: il definitivo f. di un'impresa | (est.) Disastro, insuccesso totale: la festa si risolse in un vero f. (dir.) Procedimento concorsuale giudiziale tendente alla liquidazione del patrimonio dell'imprenditore commerciale insolvente e alla ripartizione del ricavato fra tutti i suoi creditori | Dichiarazione di f., provvedimento del Tribunale che accerta l'insolvenza dell'imprenditore commerciale e apre la procedura fallimentare. 3 Sconfitta, rotta. 4 Mancanza, grave scarsità.

Forse non è un caso che il vocabolario dedichi poco spazio al punto primo, che viene sviscerato più chiaramente nel verbo fallire e nel suo participio passato, usato anche come aggettivo o sostantivo maschile, fallito. Essendo il fallimento l'azione ultima del fallito che fallisce, esso trova un suo principio di causa negli altri due termini. Il fallimento è tale nella misura della manchevolezza, inadempienza, insufficienza del soggetto agente (o per meglio dire, deludente): 2 Insufficiente, manchevole. 3 Difettoso: tendine f. s.m. 2 Chi non è riuscito a raggiungere alcun risultato valido in un'attività o nella vita in genere: è un povero f.; quello scrittore è un f. Anche la lingua italiana responsabilizza chi ha fatto cosa e non il cosa, in pratica. E se il fallimento accadesse a prescindere dal soggetto deludente? Se si manifestasse come tale e venisse percepito tale, come definire il soggetto che si sente un fallito? Solo una vittima del cosiddetto 'destino'?
Oggi mi trovo senza risposte.


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