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Quegli occhiali non volevano proprio raddrizzarsi, per quanti sforzi facesse la ragazza. Lo studio quotidiano era stato abbandonato a sé stesso con leggerezza. Scrocchiò le nocche delle mani come sempre aveva fatto per dare il segnale di una nuova fase rituale giornaliera al suo corpo. I muscoli, fino ad allora tesi nel portare a termine ciò per cui riceveva il suo stipendio mensile, ovvero correggere le bozze di romanzieri in erba per una piccola casa editrice indipendente e molto alternativa, cominciarono a sciogliersi inesorabilmente.
Non era una ragazza molto abitudinaria. La vita era una serie di coincidenze, di fatalità, cercare di imbrigliarla con una serie di rituali ripetitivi e rassicuranti non aveva molto senso per lei. Ciononostante, Lea si concedeva sempre un controllo della sua posta personale ed un rapido consulto del web in ufficio allo scoccare della fine del turno. Era la sua personale tazzina di caffè. Della caffeina non andava pazza, e nemmeno dei social netwok per i quali i suoi colleghi si facevano distrarre di tanto in tanto sul posto di lavoro.
Per lei quello era il solo ed innocente vizio. Usare la rete dell'ufficio per mezz'oretta invece che il proprio wi-fi casalingo, che solitamente l'attendeva per la visione di film in streaming rigorosamente in lingua originale e preferibilmente non sottotitolati. Per quello che la pagavano, quanto bastava per vivere in un monolocale e in uno stato di semi-indipendenza dai genitori, riteneva che quello scrocco telematico le spettasse di diritto. Non aveva molte preoccupazioni per il futuro, non aveva intenzione alcuna di soddisfare la benché minima aspettativa sociale. Le importava solo qualche metro quadrato di libertà e la sua solitudine intrisa di carta stampata e film introvabili. Le amicizie il più delle volte la stancavano e all'atmosfera delle feste preferiva un soffice piumone ed un tazza colma di tè al gelsomino o una passeggiata per il bosco.
In quell'unico rituale che si concedeva, cercava su google la veridicità di certe sue macchinazioni oniriche notturne e sbrigava la corrispondenza con quei pochi amici che non la annoiavano.
Era stupefacente quanto il suo inconscio vedesse al di là della sua stessa conoscenza del mondo. Un giorno aveva scoperto che aveva sognato la casa natale di James Joyce senza aver mai messo piede in Irlanda. Eppure le piccole icone di google immagini le restituivano come una fotografia l'intera atmosfera che aveva preso possesso della sua coscienza notturna...!
Rapidi movimenti sui tasti, ed ecco aprirsi la sua casella di posta. Un momento... La password ed il nome utente che aveva inserito erano corretti, non poteva essersi sbagliata in un automatismo così semplice, eppure c'era qualcosa che non andava... Sembrava che le sue mail e quelle ricevute fossero completamente svanite per fare posto ad una scrittura e a pensieri estranei. Lo scrivente pareva essere un ragazzo francese, più precisamente bretone ma residente a Parigi per via del dottorato in linguistica comparata che stava conducendo da circa un anno. Questo le fece venire in mente le proposte concitate che le avevano fatto i suoi professori al termine degli studi ed il suo diniego, non insolente o poco riconoscente, quanto quasi sussurrato nella sua serenità. Evidentemente, questo ragazzo, Pierre, aveva bisogno, per una ragione o per l'altra, di mettere ancora una volta sul banco degli imputati la sua intelligenza. Lei, semplicemente, voleva vivere della sua libertà, il che comportava la sua completa indipendenza da qualsivoglia istituzione culturale quale, appunto, l'accademia. E pazienza se al suo posto ci sarebbe stato qualcuno meno brillante e più egocentrico. No, Pierre voleva combattere fino in fondo. Faceva parte di quel tipo puro di ricercatore, quelli che rimangono in accademia nel nome più alto dello studio per lo studio, della conoscenza per la conoscenza. Poco male, pensò Lea, almeno al mia casella di posta non è stata infestata da un pallone gonfiato.
Sembrava che in quelle mail fosse depositata l'intera esistenza di Pierre. La sua infanzia spensierata sulle coste ventose della Bretagna. La sua adolescenza sempre più focalizzata allo studio e alla passione per le altre lingue. Un'altra passione, più dolorosa e bruciante, faceva capolino, quella per una ragazza mai nominata, ma descritta con particolari così esatti che già sembrava di averla già vista in qualche viottolo o piazza di un centro storico. Una ragazza complicata, che prima sembra riservare qualche speranza, per poi deluderla repentinamente. Una ragazza inquieta, che scappa nel bel mezzo di una festa che prima sembrava che le andasse a genio. Pierre aveva usato al tattica di molti ragazzi timidi: divenirne il migliore amico per poi cercare in tutte le  maniere un linguaggio implicito che facesse capire all'interessata la propria venerazione.
Ma questa ragazza sembrava non capire o fraintendere volutamente. Qualcosa in lei era terrorizzata dall'intimità psicologica, dalla fiducia da riporre negli altri. Sfuggente ma accessibile per un istante. Pierre sembrava non rassegnarsi al dato di fatto, intestardirsi e soffrire era pur sempre meglio di perdere del tutto i contatti con lei.
La sua vita di dottorando fuori sede procedeva parallelamente, magnificamente. Al contrario di Lea, questo Pierre non disdegnava affatto la compagnia degli altri, anzi sembrava esserne alla spasmodica ricerca per cercare di dimenticare il vuoto che gli dava non avere il visetto sorridente della sua migliore amica e sognata amata tutto per sé.
Quella notte Lea non riusciva a prendere sonno. Innanzitutto era angustiata dalla perdita delle sue mail. In secondo luogo, le sembrava, leggendo le mail di Pierre, di stare violando l'intimità di uno sconosciuto e questo la faceva sentire in colpa. Il concetto di privacy era per lei sacrosanto. Il giorno dopo, alla fine della giornata di correzioni, decise di scrivere a questo Pierre per chiedergli di restituirle la sua identità virtuale e di non tormentarla più. La risposta fu più immediata del previsto. Con il cuore che le balzava in gola, Lea lesse che anche Pierre aveva perso tutte le mail e aveva letto le sue. Non riusciva a capire come mai questo scambio di caselle postali, "deve essere stato qualche virus che gira in questo momento, di certo non ne sono il responsabile e nemmeno io gradisco leggere il tuo totale rifiuto della vita, il tuo costante rintanarti e schivare gli altri. 
Qualcosa era definitivamente cambiato nella vita di Lea da quel momento. Pierre era ciò che non avrebbe mai voluto essere, ciò che temeva, ovvero ferirsi mortalmente per il semplice fatto di avere a che fare con gli altri. Mentre cercava di rispondere a Pierre, un lampo squarciò tutto.
Si era svegliata di soprassalto con la fronte madida di sudore.

Scritto con le tonsille in fiamme

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