Perplessità figurative

Prima di restare tappata in casa con un mal di gola allucinante, questa settimana sono riuscita a coronare uno dei miei sogni nel cassetto che agogno sin da bambina, ovvero curiosare alla Fiera del Libro per Ragazzi. Premessa: il biglietto normale per chi vuole solo guardare e bearsi e non sa da che parte tenere il pennino è di 50 euro. A cranio, non in due, non in tre, figuriamoci non in comitiva. Dato che il pennino so come si tiene, più volte ero lì lì per fare un corso di quelli seri all'Accademia, ho pensato di considerarmi un'illustratrice freelance. Il biglietto si è quindi assottigliato a 15 euro. Non mi è stato chiesto di dimostrare il mio stato di freelance, cosa che mi ha fatto subodorare la "serietà" del discrimine tra professionisti e non professionisti. Mi chiedo, inoltre: a che scopo fare pagare un illustratore professionista ad una fiera in cui al centro del ciclone c'è, appunto, l'illustrazione? O, almeno, un prezzo simbolico, come 2, 3 euro, massimo.
Questo era il benvenuto. Passando al contenuto vero e proprio, mi sono sentita fino alla fine un pesce fuor d'acqua, un'intrusa. Non solo perché giravano attorno a me vorticosamente editori, illustratori alla ricerca di ricavi commerciali e di alleanze professionali, ma anche perché quella dimensione di magia e di stupefazione che l'illustrazione per l'infanzia generalmente mi provoca non riuscivo a trovarla. Troppo impegnati a saccheggiare il più possibile, in uno stordimento di colori e di consumismo di sogni. Ma, soprattutto, ho trovato uno sfoggio di perfezione estetica e di marketing che nulla ha a che fare con il mondo dell'infanzia. Questa fiera dovrebbe essere PER i bambini. Quello che invece ho potuto a malincuore constatare è la trasformazione degli spazi espositivi in micro o macro (a seconda dell'organizzazione) gallerie d'arte, dove bambini ormai più che cresciuti potessero esprimere i loro giudizi estetici, con tanto di premiazioni (che, per carità, ci stanno e sono doverose per promuovere l'illustrazione e il talento artistico, però mi sembra che un evento come questo non dovrebbe ridursi a competizione, a gare). Leggendo i commenti di alcuni visitatori al blog della casa editrice Topipittori, non posso non trovarmi d'accordo nell'evidenziare la grande lacuna delle classi di aspiranti illustratori. Uno spazio come questo dovrebbe essere un'occasione unica per aprire gli orizzonti mentali e creativi, dovrebbe essere un forum per scambiarsi le idee, per confrontarsi.
Le parole d'ordine sono invece biglietto da visita, recapito telefonico, portfolio. Colore, passione in cambio di business.
Me ne sono uscita con una sporta di segnalibri bellissimi ed un'amarezza di fondo.



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