Simbolismo corporeo, simbolismo urbanistico: organismi di controllo

Non è facile scrivere qualcosa in queste ore di confusione, preoccupazione e disgusto. La tentazione è quella di mollare tutto, rinchiudersi nel proprio guscio, alzare un muro (come se non ce ne fossero e saranno abbastanza!) tra noi stessi e gli altri, stare nella propria bolla di sicurezza. Eppure quest'introversione è quanto di più sbagliato si possa fare in queste ore tragiche della storia. Bisogna rimboccarsi le maniche, continuare la propria battaglia per rendere l'esistenza anche una briciola migliore. I nostri nonni non hanno smesso di sognare in un'epoca in cui i colori ricordano quelli di oggi, dobbiamo farlo anche noi per noi stessi, per loro e per chi ci sostituirà.
Quello che avevo in mente di scrivere ieri, prima che scoppiasse tutto, non si discosta, d'altronde, dai contenuti sui quali tutti in questi momenti ci stiamo dilungando. Questa settimana ho letto in parallelo due testi, Vita: istruzioni per l'uso del quasi coetaneo Ahmed Nagy, libro per il quale è stato incarcerato dal regime di Al-Sisi, e The Naked Blogger of Cairo, dell'accademico Marwan Kraidy. Il primo è un romanzo ambientato in una Cairo post-apocalittica, mentre il secondo sviluppa una riflessione a partire dalla blogger che ha fatto parlare tanto di sé per aver messo foto di sé nuda per protestare rispetto alla repressione che affligge la società egiziana, e le giovani donne in particolare, Aliaa al-Mahdy. Che rapporto c'è tra città, corpi e potere politico?
Ricordo ancora di quando lessi Sulla postcolonia (On the Postcolony) di Achille Mbembe per un esame di antropologia politica all'università. Descriveva con precisione chirurgica la costruzione di un deficit di desiderio tra Nord e Sud del mondo: l'impossibilità di possedere il capitale culturale ed economico del capitalismo globalizzato e il processo di idolatria nei confronti di dittatori locali che divengono così l'unico modo per avvicinarsi un po' a quel mondo sognato, invidiato. In qualche modo tutte le dittature, come il libro di Kraidy argomenta, poggiano su un simbolismo corporeo che dovrebbe fare da tramite tra sentimenti soggettivi ed esperienze sociali. La nozione di potere politico come corpo è un concetto che affonda le radici nell'Inghilterra elisabettiana, per poi essere diffusa nel corso dei secoli da saggi filosofici (Rousseau) a scritti letterari (Shakespeare) e trovare l'apice nella Rivoluzione Francese con la Marianna, amazzone poi emulata, con un senso diverso, da al-Mahdy. L'ironia, tuttavia, è passare da un regime corporale ad un altro, quello propugnato dal femminismo bianco delle Femen, mosso dalla stessa islamofobia dei partiti dell'estrema destra Occidentali.
La città rappresenta un altro dispositivo di controllo, forse più sottile, forse meno immediato, ma che comunque porta ad una riorganizzazione degli spazi, quelli sociali di aggregazione come quelli soggettivi, interni, immaginativi. Se leggete il testo di Sharon MacDonald, Difficult Heritage. Negotiating the Nazi Past in Nuremberg and Beyond, vedrete come anche qualcosa che sembra apparentemente inerte, un edificio, convogli in realtà quello stesso universo estetico e simbolico che regolamenta il culto personalistico del dittatore e, in quanto tale, rappresenta una sfida etica e politica nel momento stesso in cui quel regime repressivo viene a cadere.
-A proposito di idee, c'è un posto dello schema di Paprika che non ho mai capito. Per me il Cairo è davvero una città misera, brutta, sporca, marcia, nera, repressa, bloccata, morta, fastidiosa, grigia, inquinata, affollata, povera, incazzata, fumosa. E poi il ghetto, l'umidità, l'immondizia, la merda, il guano, il pallore, l'anemia... Ma non c'è nulla che l'architettura possa fare per contrastare tutto questo?
Madame Dawlat gettò la sigaretta a terra, incurante, succhiandosi un labbro:
-Certo tesoro, ma a un certo punto il costruttore non riesce più a interagire con la realtà, o con ciò che esiste, perciò non c'è altra soluzione che demolire e ricostruire daccapo (Vita: Istruzioni per l'uso). 
 
Copertina originale di Vita: Istruzioni per l'uso
 

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