Sradicamento

Cinque Lettere a Mia Madre
Nizar Qabbani

Buongiorno mia bella,                                                                                                
buongiorno mio caro tesoro,
due anni son passati, madre,
da quando quel ragazzo ha preso il mare
ed è partito per il suo mitico viaggio...
Due anni sono passati da quando ha nascosto nella sua valigia
il verde mattino della sua terra,
le sue stelle, i suoi fiumi
e tutti i suoi rossi papaveri.
Due anni sono passati da quando ha nascosto nei suoi vestiti
mazzetti di menta e di timo
e un lillà damasceno.

*

Io sono solo,
il fumo della mia sigaretta è stanco di me
e lo è anche il divano.
La mia tristezza è come un uccello
in cerca di un campo di grano.
Ho conosciuto le donne d'Europa,
ho conosciuto i sentimenti del legno e del cemento,
ho conosciuto la civiltà della stanchezza,
ho viaggiato per l'India, nel Sind e in tutta la Cina,
ma non ho mai trovato
una donna che mi pettinasse i miei capelli dorati,
che tenesse per me nella sua borsa caramelle di zucchero,
che mi vestisse quando ero nudo,
che mi sollevasse ad ogni caduta...
Madre...
io sono il ragazzo che è partito per mare 
ma che desidera ancora le caramelle di zucchero.
E allora, madre, come? Come son diventato padre
senza mai essere cresciuto?
Buongiorno da Madrid,
come sta al-Fulla [varietà di gelsomino]?                                                                            
Prenditi cura di lei come t'avevo raccomandato...
Quella piccola bambina
era il più caro amore di papà,
viziata come una figlia,
la invitava per il caffé,
la dissetava,
la nutriva,
e la ricopriva di grazia.
Papà è morto...
ma lei continua a vivere sognando il suo ritorno,
a cercarlo negli angoli della stanza,
a domandare dei suoi abiti
e del suo giornale,
e... quando arriva l'estate, domanda del turchese dei suoi occhi
per coprire le sue mani con monete d'oro

*

Saluti...
saluti... a una casa che ci ha insegnato l'amore
e la misericordia,
un saluto ai tuoi fiori bianchi... la gioia di piazza al-Najma.
Saluti al mio letto,
ai miei libri,
ai ragazzini del nostro quartiere,
e a tutti quei muri che abbiamo riempito
con i nostri scarabocchi.
Un saluto ai gatti pigri
che sonnecchiano sul nostro balcone,
e al cespuglio di lillà
arrampicato alla finestra della nostra vicina...                                                                      
Sono passati due anni, madre...
Il volto di Damasco è
un uccello che graffia le nostre coscienze,
morde le nostre tende
e becca dolcemente le nostre dita.
Sono passati due anni, madre,
e le notti di Damasco,
le case di Damasco
ancora dimorano nei nostri pensieri,
i suoi minareti... guidano le nostre vele.
È come se i minareti della moschea omayyade
fossero stati piantati nelle vostre viscere,
come se gli alberi di mele
inondassero di profumo le nostre coscienze,
e le luci e le pietre viaggiassero con noi.

*

È arrivato settembre, madre,
e la tristezza mi porta i suoi doni
lasciando alla mia finestra le sue lacrime e i suoi lamenti.
È arrivato settembre... ma dov'è Damasco?
Dov'è mio padre, dove sono i suoi occhi?
Dov'è la seta del suo sguardo?
Dov'è l'aroma del suo caffé?
Dio benedica la sua tomba!
Dov'è la vastità della nostra grande casa?
Dov'è il suo conforto?
Dove sono i sentieri di mirto
che sorridono negli angoli...
e dov'è la mia infanzia
quando tiravo la coda al gatto,
mangiavo l'uva dalla vite
e raccoglievo le viole...
Damasco, Damasco...                        
poesia scritta sui nostri occhi...
fanciulla che abbiamo crocifisso dalle trecce...
Ci siamo inginocchiati ai suoi piedi,
ci siamo fusi nella sua passione
fino a quando l'abbiamo uccisa con il nostro amore.   

Commenti

Post più popolari