C'è qualcosa che non va a Bologna

Non si diceva che Bologna fosse la Rossa? Dov'è finita la tradizione di sinistra in questa città? Svegliarmi con l'idea che Piazza Maggiore, simbolo di tanti Primi Maggio, di tanti 25 Aprile, di tanti 2 Agosto, sia presa d'assalto da Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni ha dell'incubo, ma di quelli che ti svegli di soprassalto, hai la tachicardia e sei sotto shock per una buona mezz'ora. Se Salvini è potuto salire sul crescentone, un motivo ci sarà. E questo motivo va rintracciato innanzitutto nell'amministrazione comunale di adesso. Non ho intenzione di aprire una querelle sulla gestione politica di Bologna degli ultimi anni, non sono una politologa, né voglio esserlo. Chiaro però è il concetto che se Salvini è entrato a Bologna, è perché gli hanno tenuto la porta aperta. Guardando i servizi del TG3 di questa sera, mi è sembrata chiara un'altra cosa: che la spaccatura tra studenti e bolognesi ormai sembra destinata a non colmarsi più. Due realtà che si guardano in cagnesco, che non si capiscono, né hanno intenzione di farsi capire. Perché la protesta contro Salvini è stata soprattutto di matrice universitaria, non è un caso se la base dei cortei fosse Piazza Verdi. Un qualcosa che dovrebbe unire tutti, bolognesi e no, diventa ancora una volta motivo di separazione. Bologna è sempre stata considerata il laboratorio, l'avanguardia politico-culturale dell'Italia. Se tutto questo succede a Bologna, non è una buona spia dello stato di salute della sinistra italiana, della politica italiana. Perché se Salvini riesce ad urlare, in Piazza Maggiore, usando termini presi a prestito dalle campagne antisemite hitleriane, quali parassita, non è per niente un buon segno. Ma proprio per niente.

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