Maurice, Edward Forster

Sull'omosessualità 
Dopo che fu scritto Maurice, si è verificato un cambiamento nell'opinione pubblica, qui da noi: il trapasso dall'ignoranza e dal terrore alla familiarità ed al disprezzo. Non è il cambiamento in pro del quale si era dato da fare Edward Carpenter. Questi sperava nel generoso riconoscimento di un'emozione e nella possibilità di reintegrare qualcosa di primitivo nel consorzio civile. Ed io, anche se ero meno ottimista di lui, ritenevo che la conoscenza avrebbe generato la comprensione. Non ci eravamo accorti che quanto l'uomo della strada aborrisce effettivamente non è la cosa di per sé, bensì la necessità di pensarvi. Se potessimo farla scivolare inosservata in mezzo a noi, oppure legalizzarla nottetempo mediante un decreto decifrabile solo con la lente d'ingrandimento, si leverebbero scarse proteste. Disgraziatamente, essa può venir legalizzata esclusivamente dal parlamento, e i parlamentari sono costretti a pensare o ad aver l'aria di pensare.
Forster, Settembre 1960
 L'impressione che mi ha fatto questo romanzo è molto simile alla sensazione che motivò Forster a scrivere Maurice: 'Fu una sensazione inconsueta e la ricordo ancora come ricordo la posizione di un dente perduto da un pezzo: psicologica, oltreché fisica. Sembrò che mi schizzasse su dalle reni fin dentro alle idee, senza coinvolgere i miei pensieri'. Questo romanzo pubblicato postumo va proprio alla radice dei desideri più celati, persino a noi stessi, dà voce a quella parte di noi che desidererebbe aprire una volta per tutte le gabbie sociali (famiglia, lavoro, appartenenza ad una classe sociale e culturale) e personali (paure riguardanti la nostra struttura dell'io, il terrore che il giudizio altrui possa frantumarci in mille pezzi) ed è tanto più autentico se si considera che si scrive di omosessualità avendola vissuta (parlo di Forster). La scoperta di ciò che Maurice è, di ciò che Maurice ama e che lo fa sentire libero dalle costrizioni dell'Inghilterra edoardiana viene fatta a piccoli passi, mettendo sempre più a fuoco, nella mente dei lettori e in quella di Maurice, la radice dalla quale dipende la felicità e l'infelicità del protagonista. A lui fa da contro-altare Clive, suo primo amore, che invece arriva ad una consapevolezza intellettualizzata, mai in realtà provata e fatta risuonare al suo interno, fatto sta che se ne libera immediatamente non appena 'la necessità di pensarvi' si fa sentire in tutta la sua castrante oppressività. Per quanto Maurice vada a consultarsi da 'specialisti' per comprendere e scongiurare la sua natura sempre più evidente a sé stessa, per farsi schedare come 'normale' e quindi prospettarsi una vita tranquilla, confortevole, quello che pagina dopo pagina si consuma è il rovello interiore di Maurice nei confronti di quel suo io che è stato bollato come fuorilegge dalla società. Quello che traspare in tutta la vicenda è, quindi, l'enorme solitudine ed incomprensione che Maurice riceve da persone e da un'Inghilterra non ancora pronte ad accettare la diversità nel loro seno.
Leggendo questo romanzo in un'epoca nella quale la sessualità è stata sdoganata da più parti, e molto spesso non certo con modalità così intimistiche e cervellotiche come quelle di Forster, verrebbe da dire che qualsiasi diversità che non rientra nello stesso concetto di sessualità possa rispecchiarvisi: in fondo si parla dell'accettazione di sé e della ricerca della propria, personale felicità, scevra da ogni limitazione o condizionamento esterno. L'elemento di rispecchiamento centrale è proprio questa naturale deviazione dal conforme, aspetto da sempre presente ma che ha cambiato più volte copertura nel corso della storia. Il rivestimento non è più quello di un'Inghilterra puritana che vede nel matrimonio eterosessuale e nel concepimento come elemento di discrimine tra persone dignitose e persone perseguibili (per quanto ci sia ancora in vari contesti e frange sociali), ma il contenuto è il medesimo.
Il dubbio di Forster sulla pubblicabilità di Maurice si dissolve come neve al sole. E forse può essere di conforto per i molti che si sentono in gabbia in questo momento.





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