Incipiente ignoranza sull'asessualità

Non che mi possa considerare un'esperta di asessualità. Non ho un'aggiornata letteratura sull'argomento e nemmeno ho mai partecipato a dibattiti (ad eccezione di qualche proficuo scambio di idee con amici 'informati dei fatti') sul tema. Ritengo però di avere una conoscenza sufficiente dell'argomento per comprendere il grado di ignoranza e di cattiva informazione delle persone comuni e dei media in merito. Bene. Sabato sera. Come ogni sabato sera, un bailamme di settimanali femminili offerti da quotidiani nazionali e non sul comodino in attesa di essere sfogliati (non so voi, ma l'unica espressione accettabile da un punto di vista intellettuale e cognitivo per i settimanali femminili è sfogliare, non leggere). Sfoglia che ti sfoglia, ecco che mi imbatto in un articolo con la foto di una ragazza acqua e sapone e la suddetta didascalia a fianco: 
Amy, 19 anni, Brighton (Regno Unito)
Asexual, Grey-romantic
Non scorro ulteriormente la didascalia perché  il termine grey-romantic (ovvero una via di mezzo, grey, tra l'aromantico e il romantico, ovvero chi non prova alcuna forma di attrazione emotiva-romantica per una persona e chi la prova) mi fa intuire che l'argomento verte sull'asessualità. Dato che non ci sono quasi mai articoli sull'argomento, passo in modalità lettura. Il titolo, già, non promette per niente bene ed invoca a gran voce un (mio) conato di vomito:
Scelte Radicali
NO SEX
C'è chi l'astinenza la vive addirittura come una missione civile. Senza esagerare con le parole, sono i numeri a dirci quanto sia imponente questo fenomeno: sempre più persone (soprattutto donne) nel mondo rinunciano a questo piacere. Ma non ad altre passioni (amore incluso) 
L'asessualità, tanto per cominciare, non è una scelta, qualcosa che dipenda da un atto di volontà, ma un orientamento sessuale. L'asessualità è assenza di interesse o di desiderio per il sesso. Riprendendo a scorrere la didascalia su Amy, 'Per me l'asessualità è un orientamento sessuale, un modo di essere'. Peccato che non sia un'opinione personale di Amy, ma la definizione che si può trovare nel sito The Asexual Visibility and Education Network (http://www.asexuality.org/home/), sito nato per informare i 'sessuali' da parte di asessuali. Il che ci porta direttamente al termine successivo: astinenza. In quanto legata ad una scelta, neanche l'astinenza può essere inclusa nell'argomento asessualità. Missione civile? La giornalista sta quindi accostando l'asessualità ad un movimento etico?! Esattamente uno degli stereotipi classici sugli asessuali: si sentono superiori perché non fanno sesso... Non si tratta di una missione o di una predisposizione etica, quanto di un orientamento, che si abita e si vive giorno per giorno, esattamente come l'eterosessualità, l'omosessualità, la bisessualità. E nessuno di questi tre orientamenti ha mai vinto lo scettro di moralità, quindi non vedo perché quest'ultimo debba toccare in sorte all'asessualità. Siccome il giornale si rivolge ad un pubblico femminile (e quindi ha spesso contenuti associati, stereotipicamente, alla moda), ecco che compaiono i numeri, l'imponenza del fenomeno e il fatto che esso sia diffuso maggiormente tra le donne. Un battito di ciglia per attrarre l'attenzione della supposta lettrice. A seguire, si gira intorno ad un altro diffuso preconcetto sull'asessualità: il fatto che un asessuale non possa amare. Interessante il fatto che questo articolo non parli apertamente di asessualità, pur utilizzando, nelle foto messe come corredo, termini tecnici usati per dipanarsi nell'ampia gamma dell'identità asessuale, senza poi contare un certo tipo di inquadratura e di illuminazione che trasformano persone normali e dotate di un tipo di orientamento sessuale in case studies. E questa è soltanto l'analisi più superficiale dell'articolo... 
Difatti, il contenuto è ugualmente sconcertante.
Il paragone fra cibo e sesso non è originale, però è calzante: sono piacere intensi, appaganti, naturali e abbastanza abbordabili. Fondamentali per la sopravvivenza della specie: se non mangiamo ci ammaliamo e moriamo, senza accoppiamento non c'è riproduzione. Questi istinti umani, nutrirsi e fare l'amore, sono gravati dal fantasma dell'autocontrollo. La linea di confine che li divide è sottile, il divieto comune. Oggi l'anoressia ha sostituito l'ascetismo, in opposizione al peccato di gola e agli impulsi corporei incontrollabili. Le anoressiche rinunciano alla sessualità, mentre gli attacchi di fame di chi soffre di bulimia riempiono un vuoto affettivo, placano l'angoscia, cercano una soddisfazione socialmente più accettabile di una grande abbuffata di sesso.
Se il paragone tra cibo e sesso non è affatto originale e lo si ammette fin dalla prima riga, perché farlo comunque? E, soprattutto: cosa c'entra tutto questo con l'asessualità? Ancora una volta, se l'asessualità è un orientamento sessuale, cosa ha a che vedere con la modalità con la quale ci si approccia alla sessualità? E' come dire che l'andare in bicicletta implichi sempre e costantemente l'utilizzo di una bici verde. Perché non si applica quest'omologazione semantica (incappando in grossolani errori di comprensione, ovvero che il cosa sia esattamente uguale al come) all'eterosessualità? Posso prendermi il beneficio del dubbio, diciamo così, e pensare che anche qui l'autore/autrice dell'articolo abbia una valanga di preconcetti pur dando ad intendere di simpatizzare o di simpatizzare effettivamente con il movimento asessuale? Il sesso viene qui definito come 'naturale', il che lascia adito al pensiero opposto: chi non lo fa, non fa qualcosa di 'naturale', va 'contro natura' (non sembra ricordare in modo stridente l'accusa storica della Chiesa all'omosessualità?), fa quindi una scelta (e rieccoci!). Poi si passa ad uno sproloquio che ha ben poco del razionale sul nesso tra autocontrollo-cibo-disturbi alimentari, tale per cui l'anoressica viene definita 'ascetica' (...). Come se una patologia che crea enormi sofferenze possa anche lontanamente accostarsi al mondo consapevole, antropologicamente pregno di significati e di valori socialmente riconosciuti dell'ascesi...  
Ma ecco un brusco passaggio logico che porta a parlare degli asessuali propriamente detti. O dovrei dire impropriamente detti, dato che fino alla fine dell'articolo, le donne intervistate vengono definite nuove adepte della castità. E anche il contenuto delle interviste farebbe pensare alla castità e non all'asessualità.
Clementina, 38 anni, addetta alle pubbliche relazioni di una grande firma della moda, si definisce "molto passionale", eppure ha smesso di fare l'amore per evitare di essere ferita: "Il sesso è un grande rischio, non ho gli strumenti per affrontarlo". A causa della sua bellezza intensamente femminile, ha avuto tanti corteggiatori ma ha sempre sofferto terribili delusioni, e cinque anni fa si è tirata indietro. "Dopo la fine di una relazione stabile, facevo sesso occasionale. Mi divertivo, però il sesso non è mai neutro, ha sempre delle conseguenze. [...] Il mio desiderio si è affievolito e sto meglio, molto meglio. La mia è una forma di protezione, una fuga lucida e, almeno nella mia posizione, saggia. Non ho bisogno di conferme, non ho problemi di autostima, ma essere carina non mi ha dato nessuna felicità e nemmeno l'amore". [...] Mirella è una delle tante principianti sulla via dell'astinenza: il numero delle persone che si ritirano dall'agone del sesso e delle relazioni sentimentali è in crescita, per ragioni che oscillano fra l'autodifesa e la volontà di impiegare altrimenti le proprie risorse emotive. [...] Il quotidiano britannico The Daily Telegraph ha dedicato un'inchiesta all'argomento, e ha intervistato Suzie King, 56 anni, che si astiene da sei anni e gestisce il sito di incontri Platonic Partners: "Non sono spenta né frigida. Ho usato la compassione e la creatività che investo nei rapporti con gli uomini per inventarmi un business. [...] La libido è un'energia dinamica e si può incanalare altrimenti".
Il fatto che queste signore siano state sessualmente attive non è una discriminante, anzi: ci sono asessuali che hanno capito di esserlo dopo avere avuto rapporti sessuali, quindi fin qui nulla da eccepire. Però tutto il resto della narrazione non ha punti in comune con l'asessualità: è chiaro che queste donne abbiano fatto una scelta, diciamo così, difensiva per proteggersi da relazioni sbagliate ed evitare frustrazioni emotive. Tutto questo ha a che vedere con l'asessualità? Neanche per idea. I commenti si sprecherebbero nell'enfatizzazione della bellezza di Clementina, come se un asessuale non possa essere considerato attraente... Attenzione poi: l'asessuale, a meno che non sia aromantico, non fugge dalle relazioni amorose, anzi ne ha bisogno come tutti gli altri, quindi perché scrivere "si ritirano dall'agone del sesso e delle relazioni sentimentali"? Tale frase ha senso per un gruppo di donne che ha fatto la scelta di non avere relazioni romantiche, non certo per altri casi. Per poi culminare con la ciliegina sulla torta di stampo (digerito malissimo) freudiano che la libido sia una forza che si può sublimare in campi diversi dalla sessualità. Questo non significa che gli asessuali non possano provare libido (la quale o è in misura ridotta o non viene condivisa), però per quale motivo inserire una nota così penosa, nel senso letterale del termine?
Tra un'intervista e l'altra, ci si concede anche una spruzzata di 'scientificità' alla Jared Diamond:
Gli antropologi ipotizzano che il disinteresse per l'accoppiamento di una piccola parte dell'umanità sia una prima conseguenza della sovrappopolazione del pianeta e della penuria di risorse, soprattutto alimentari, e che il fenomeno sia destinato a crescere.
Ormai stanca di criticare l'ovvio, accenno solo al fatto che l'immaginario collettivo dell'antropologo come una figura professionale unidirezionalmente ed unicamente associata all'antropologia fisica è duro a morire. 
La prossima volta sarà meglio seguitare la procedura dello sfogliare, onde evitare nausee pre-dormita.
Chi ha scritto questo articolo e chi la pensa come lui/lei, forse è meglio che si istruisca con questo fumetto: 


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