Cornette guaste

"Il numero è occupato. Si prega di riagganciare o di premere il tasto per farsi richiamare una volta che sarà libero. Grazie."
Le mani di lei ricaddero con remissività lungo i fianchi.
La cabina era tappezzata di annunci rosa pallido. Il suo sguardo prese a scorrerli con distrazione, giusto per ammazzare l'attesa del secondo tentativo di telefonare. "In cerca di una risposta. Chiamate il numero xxxxx." Non sapendo che fare, lei strappò un sottile tagliandino rosa e compose quel numero. Dall'altro capo della cornetta rispose la voce di un ragazzo. "Grazie per aver chiamato. E' da tanto che cerco delle risposte e non riesco mai a trovarle. E' come se il mondo si fosse azzittito da quando ho avuto la necessità di vederci chiaro. Lei chi è, come mai ha chiamato? Sa" e qui si schiarì la gola "queste domande fanno parte del mio progetto per trovare delle risposte." 
Lei fece una pausa per pensare a cosa dire senza svelarsi troppo. "Mi trovo in una cabina telefonica. Ho provato a chiamare una persona ma il numero era occupato. Ecco perchè mi sono accorta dei suoi bigliettini e ho deciso di chiamarla giusto per aspettare il tempo necessario affinchè si liberi la linea per telefonare a quella persona." 
"Ma lei chiamava quella persona per avere delle risposte?"
Un pò confusa, lei replicò: "In verità no... Ci dobbiamo sentire per fissare un appuntamento."
"Capisco..."
"Anzi, se non le dispiace, riproverei a vedere se è libero. Le auguro una buona ricerca, signor...?"
"Non ha importanza come mi chiamo."
"Ne prendo atto. Mi chiedo come mai una persona che vuole ottenere delle risposte anche da sconosciuti sia così parco a parlare di sè. Per certa gente potrebbe essere anche seccante. Beh, ora devo proprio salutarla..."
"No, la prego di non riagganciare ancora." incalzò il ragazzo, aumentando la velocità del registro "Non ha importanza il mio nome perchè potrei essere chiunque. Lei, d'altronde, non ha chiamato per avere delle risposte?"
"Come le ho già detto" disse lei con tono acido "ho chiamato per passarmi del tempo, non per altro. E' lei che sta cercando delle risposte, o no?"
"Certo che sto cercando delle risposte... Come lei d'altronde..."
"..."
"Non mi dica che dentro di lei non si è chiesta come mai il numero era occupato, dato che lei e quella persona vi eravate, presumibilmente, parlati a voce per concordare un giorno per chiamarvi e stabilire una data per incontrarvi, no?"
"E anche se fosse...?"
"Le ho appena trovato una risposta alla sua domanda di prima. Lei era in cerca di una motivazione plausibile da dare al comportamento della persona con la quale si deve vedere. E cercare una motivazione non è un equivalente all'ottenimento di una risposta?"
"Mi scusi, ma ho proprio bisogno di richiamare quella persona."
"E' naturale che abbia bisogno di richiamarla. E' da quando ha trovato occupato, alias, non le ha risposto, che cerca di ridare un senso alla sua domanda. Innanzitutto, colmando il vuoto di un no, di un silenzio con un'azione più o meno coerente, ovvero "passarsi il tempo". Poi di emulare l'azione della telefonata trovando in me un surrogato di quella persona. Io le rispondo e quella persona no. La sua frustrazione trova temporaneo sollievo nel parlare ad uno sconosciuto che non ha alcuna intenzione di dirle come si chiama."
"Ammettiamo anche che io mi sia messa nei pasticci da sola perchè non mi piace stare con le mani in mano..."
"Vedo che capisce il mio ragionamento, me ne congratulo. A lei non piacciono gli imprevisti, vero?"
E lei, come in un sogno surreale: "Non esattamente. Gli imprevisti possono anche piacermi, se portano ad uno sbocco positivo."
"Mi sa che per lei il positivo coincida abbastanza con una situazione conseguente, comprensibile e spiegabile, nevvero? L'imprevisto che più la danneggia è ciò che scombina i piani senza una causa plausibile. Uno squarcio assurdo nella tela. E nessun pezzo del puzzle che si incastri."
Come riavutasi: "Senta, non so chi sia lei e non so quanto diavolo possa essere presuntuoso dal convincersi di conoscere ogni recesso della mia mente. Tutto questo è davvero affascinante, ma ho cose più urgenti da sbrigare ora."
"Ovvero cercare di rintracciare quella persona in modo che possa giustificare quel maledetto silenzio che le ha scompaginato l'ordinario con il folle, l'organizzazione con l'anarchia. Dà una sensazione di conforto ascoltare le giustificazioni degli altri per una loro mancata risposta: "Scusa, eravamo impegnati in quel momento, non avevamo soldi, stavamo attraversando un periodo di crisi nera." Ma il sollievo viene scartato repentinamente da altre domande: perchè non mettere da parte per un momento VOI per ME (o, al limite, andare dal tabaccaio più vicino a ricaricare il cellulare)? Conto così poco per voi? E questa domanda resta lì sul groppone pronta a scattare rabbiosa quando meno lo si aspetti. Ed ecco che non ci si libera più della mancanza di senso..."
"..."
"Cerchi di comprendermi, la mancanza di senso ha mille forme e sfumature, fortunatamente, altrimenti saremmo tutti degli alienati cronici. C'è chi la mette da parte aiutandosi con i luoghi comuni (tutti sono-fanno-pensano-dicono-si comportano così) e vivono un'esistenza ovattata e cieca. Chi cerca di spiegarsi il tutto riconducendolo a sè stesso (è per il mio carattere-è per un'azione che ho fatto, ecc.) e passeranno la vita ad ispezionarsi in un baillamme dell'egocentrismo. Chi attribuisce le colpe ad un "tu" o "voi" ben circoscritto, aprendo le cateratte della conflittualità. E chi, semplicemente, si attacca alla domanda primigenia: "Perchè non mi hai risposto subito?" ed inizia una partita aperta con quest'ossessione e la vita che scorre."
"Se lei è così ben informato sul male che affliggerebbe le persone che trovano il telefono occupato, che bisogno aveva di riempire la cabina di suoi annunci per farsi chiamare da sconosciuti?"
Dopo una pausa, con un certo terrore nel tono di voce: "Ma si può sapere chi diavolo è lei, oltretutto?"
"L'avevo sempre saputo che lei apparteneva all'ultimo gruppo. Lei è una che non si dà mai pace."
"Chiuda quella boccaccia, altrimenti..."
CLICK!
Silenzio. Silenzio e rumore di tacchi nervosi. Silenzio e il cigolio della porta della cabina che si apre. Silenzio ed un foglio di carta attaccato ad un'anta della stessa cabina.
"Due bastardi non mi hanno risposto nello stesso giorno. Mi sapete dire il perchè? Chiamate xxxxx."

(scritto il 5-1-13)

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